Incredibile ma vero inizia una nuova avventura in Asia Centrale, in quella che è definita la Svizzera dell’Asia Centrale: benvenuti in viaggio in Kirghizistan. Il nostro viaggio, come abbiamo ormai imparato a fare quasi a memoria, inizia dall’Italia con sosta ad Istanbul. Esattamente lo stesso tragitto fatto solo pochi mesi fa prima per il distopico viaggio in Turkmenistan e poco dopo per l’affascinante esplorazione in Kazakistan. Ma stavolta sarà diverso. La nostra destinazione finale è Bishkek la più sovietica forse, delle capitali dell’Asia Centrale. O forse sarebbe più corretto dire Frunze, come ci ricorda anche il biglietto con le iniziali del secondo volo. Come sempre per non perdervi i video completi di viaggi e documentari, ricordate di iscrivervi al nostro canale YouTube per tutti i video di viaggio e seguirci su Instagram per le anticipazioni.

Cosa serve per un viaggio in Kirghizistan?
Per organizzare un viaggio in Kirghizistan non è richiesto nessun visto di ingresso. La moneta è il SOM Kirghiso. Come sempre per navigare in internet noi ci siamo affidati a SAILY. Il nostro primo pensiero è quello di avere subito una connessione ad internet in ogni viaggio, così per navigare durante anche questo, abbiamo scelto il servizio di eSIM di Saily. Sarà sufficiente scaricare l’APP di Saily sullo smartphone e aggiungere il nostro codice sconto ENONTHEROAD così da avere subito un -15%! A differenza di altre eSIM la comodità di Saily è che se ne compra ed installa nel telefono solamente una. Dettaglio non da poco soprattutto quando si attraversano due paesi via terra.
Bishkek: prima tappa del viaggio in Kirghizistan
Ebbene si, dopo le solite procedure all’arrivo, in orario come sempre improbabili da queste parti (4:30 di mattina!) siamo pronti ad esplorare Bishkek e andare alla ricerca della storia di Frunze, il nome storico fino al 1991 di questa capitale. Qui, a differenze dell’opulenza di Ashgabat o la modernità di Astana, ben poco è cambiato, se non il nome appunto, in onore del leader bolscevico.
Dopo che l’URSS ammainò la bandiera rossa, fu imposto alla città una variante del suo vecchio nome, Pishpek, che pare derivi dal termine Kirghizo che si riferisce al secchio utilizzato nella preparazione del kumis, il latte di giumenta fermentato già assaporato in Kazakistan. Ma andando ancora più indietro nel tempo all’origine del nome, pare che Pishpek significhi qualcosa tipo «la città alle pendici dei monti», ma su questo non c’è piena certezza. Vero o no, di sicuro descrive in modo calzante la posizione della città: alle spalle degli alti palazzi brutalisti si innalzano i maestosi monti Tien Shan dove poi ci sposteremo man mano. Bishkek è solo l’inizio di questo viaggio in Kirghizistan che ci condurrà oltre i 4.000 metri di quota.

Cosa vedere a Bishkek: viaggio in Kirghizistan
Dopo aver toccato terra alle prime ore del mattino e aver atteso la bellezza di circa 1h e 30 in aeroporto per i controlli passaporto di rito e aver aggiunto un nuovo agognato timbro alla nostra collezione, non rimane che provare a dormire almeno un paio di ore. Per queste prime due notti nella capitale del Kirghizistan abbiamo scelto lo Smart Hotel. Siamo proprio in centro città e questo ci agevolerà l’indomani per la visita di questa nuova ex capitale Sovietica. Dopo la mancata colazione del primo vero giorno effettivo in Kirghizistan, causa sveglie rimandate oltre l’orario limite, ci incamminiamo per Bishkek.
Da subito Bishkek cattura molto l’attenzione e contrasta sensibilmente con i due precedenti -stan visitati. Non c’è quella finzione ostentata a tutti i costi con l’opulenza di Ashgabat e non c’è nemmeno la modernità, spesso incompiuta di Astana. Bishkek è rimasta fedele al passato, con la sua identità, la sua storia che non rinnega né cancella. I viali sono giganteschi, caratterizzati da edifici geometrici, squadrati in pieno stile brutalista. Strade larghe, perfettamente pulite e tantissimo verde. La città è piena di parchi in cui mantenersi freschi. Qui infatti il caldo si fa sentire ma diminuirerà strada facendo durante questo lungo viaggio in Kirghizistan.

Itinerario di viaggio in Kirghizistan: giorno 1
Giusto a due passi dal nostro albergo, girato l’angolo, troviamo i primi edifici storici che erano sede degli uffici governativi del governo Kirghiso. Purtroppo al momento in fase di restauro, lasciano solamente intravedere la loro anima Sovietica con facciate grigie e loghi iconici di falce e martello. Proprio di fronte a questi edifici troviamo uno dei tanti parchi dove oggi c’è una statua di Marx ma fino a qualche anno fa svettava un enorme statua del dittatore Stalin, un po’ come abbiamo visto a Gori di recente in Georgia.
Dal 1957 la statua di Stalin non c’è più ma pochi passi oltre c’è il più consueto ed immancabile Lenin che dava il nome alle piazze principali di ogni città della ex Unione Sovietica. Sullo sfondo svetta tra le mille piante, come fosse avvolta, anche un altro elemento immancabile delle città Sovietiche: una splendida ruota panoramica che chiaramente ci ricorda molto del nostro viaggio a Chernobyl e dell’iconica giostra abbandonata di Pripyat.

Proseguendo, il tutto nel giro di pochi passi, come dicevamo qualche riga sopra, eccolo qui l’enorme busto di Lenin che, a differenza di tanti altri luoghi esplorati, qui a Bishkek presenta anche un giardino davanti a forma di stella. Stella adornata di fiori rigorosamente rossi. Un modo nuovo e diverso per ricordare il passato durato oltre 70 anni e terminato nel 1991. Un rispetto diverso della storia vissuta che si riversa sull’attualità, come la lingua parlata. È vero, l’enorme statua è stata spostata.
Prima per l’appunto era qualche isolato più lontano, nell’enorme piazza centrale dove oggi troviamo l’eroe nazionale Manas. Proprio qui, sotto Manas, ogni ora possiamo assistere al cambio della guardia. Un momento solenne da non perdere per nessun motivo! Peraltro qui sventola un enorme vessillo bellissimo visibile da molti punti della città. Prima di spostarvi nella piazza principale però, vicino a Lenin, c’è anche un altro parlamento. A quanto pare la capitale del Kirghizistan ne conta ben 4 e addirittura c’è un 5° parlamento in costruzione! Dicono per ragioni di traffico, che effettivamente non manca!

Storia in breve del Kirghizistan: cosa sapere prima
Come dicevamo, vicino a Lenin c’è il terzo parlamento. Gli altri 2 sono di fronte al parco con Marx. Questo terzo parlamento è molto importante però e viene ricordato all’ingresso con una targa commemorativa per l’anno 2010. Quello della rivoluzione. Una delle rivoluzioni
Bishkek: tra storia e tradizione Kirghisa
La capitale però, offre numerosi punti di interesse anche subito fuori dal centro. Prima di spostarci ai margini della città, ci sono ancora alcuni punti interessanti quanto iconici da scoprire. Senza dimenticare il teatro Kirghiso da una parte della piazza principale e il teatro Russo, dal lato opposto, da non perdere c’è il Dubovy Park, il Parco delle Querce è il più antico della città, un luogo amato dai residenti per passeggiare all’ombra di alberi secolari.
Al suo interno, oltre a numerose sculture contemporanee che punteggiano i viali, si trovano importanti testimonianze del passato sovietico del Kirghizistan. Passeggiando nel parco, ci si imbatte nel solenne Monumento ai Caduti, un omaggio ai soldati dell’Armata Rossa che persero la vita combattendo i contro i rivoluzionari bolscevichi. L’imponente monumento è un chiaro esempio di arte realista socialista e non mancherà di colpire i visitatori con la sua potente simbologia, inclusa la presenza della falce e martello, emblema dell’Unione Sovietica.
Memoria storica e tradizione a Bishkek
A questo punto ci spostiamo subito fuori dal centro perchè, di sicuro, una tappa da non perdere è il mercato di Osh e la Piazza della Vittoria con un centro commerciale nei dintorni molto particolare. Ma andiamo con ordine. Dopo uno squisito pranzo nel ristorante Navat che vedrete spesso e in più punti a Bishkek, poichè è una catena di ristoranti, ci spostiamo. Se volete conoscere il Kirghizistan anche attraverso il cibo più tipico, ricordate di non perdere per nessuna ragione al mondo il pane tipico di “aperitivo” i Boorsok, immancabile ad ogni pasto.
Una sorta di gnocco fritto in stile Kirghizo. Poi abbiamo mangiato Plov, riso con carne e verdure, che è un piatto usuale in Asia Centrale sebbene sia tradizionalmente Uzbeko. E infine i Manthi, anche questi reperibile un po’ ovunque in Asia Centrale. Sono dei ravioloni che avevamo già mangiato in Turkmenistan così come il Kurdaq che invece avevamo provato durante un pranzo a caso in cui ci avevamo invitato dei ragazzi in Kazakistan.
Mercato di Osh e bazar Sovietici a Bishkek
Queste tappe in realtà le abbiamo fatte durante le ultime ore di permanenza in Kirghizistan, durante il nostro ultimo giorno a Bishkek, non avendo tempo nel primo giorno di visita. Per prima cosa siamo andati al mercato di Osh, un punto assolutamente iconico ed imperdibile per confondervi in mezzo ai tantissimi residenti e per capire anche un po’ i gusti di questo popolo. Il mercato di Osh è uno dei più antichi e grandi bazar del paese, attivo fin dai tempi dell’Unione Sovietica.
Prende il nome dalla città Osh in Kirghizistan che fungeva da importante centro della via della seta. Dopo il 1991, con il crollo dell’URSS, è diventato un punto strategico di commerci internazionali. Da subito verrete catapultati nel traffico di automobili, clacson e persone. Verrete travolti da odori perchè sì, qui nell’Osh Bazar si trova un po’ di tutto. Da spezie di ogni tipo (fate attenzioni alle traduzioni perchè scrivono in russo “molto piccante” e traducono in inglese “piccante leggero!). Ma troverete decine di banchetti ricchi di frutta secca di ogni genere, centinaia di tipologie di thè e pane tipico ricamato in modi unici. Ma per i più desiderosi di osare, non mancano anche tappeti ed abiti tipici.
Bishkek, Frunze e l’Unione Sovietica in Kirghizistan
Dopo l’Osh Bazar ci siamo spostati in piazza della Vittoria perchè qui c’è un pezzo molto importante di storia, non solo della città ma dell’intera URSS. La piazza è un grande spazio aperto, ricco di giardini e di tantissime rose di ogni colore. Inaugurata nel 1985 per commemorare il 40° anniversario della vittoria Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale. Seconda Guerra Mondiale che in realtà viene ricordata ed era chiamata in tutta l’Unione Sovietica, la Grande Guerra Patriottica. Questo perchè l’URSS iniziò la sua partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale solo nel 1941 e venne combattuta per difendere i confini dell’URSS. Da qui, guerra Patriottica.
In ogni caso la piazza è dedicata proprio a tutti quei caduti, nello specifico Kirghisi, che combatterono dal 1941 al 1945. Oggi in memoria dei caduti, troviamo una fiamma eterna che brucia incessantemente e alle spalle una donna che tiene in mano una tazza di acqua. Questo simboleggia un’antica tradizione di questo paese che voleva si versasse acqua sul capo dei superstiti di guerra, in segno di purificazione. Ai lati della piazza invece ci sono altri due memoriali: il primo dei militari con le armi abbassate, a simboleggiare che la guerra è terminata. Dall’altro lato dei militari con i figli in braccio per celebrare il rientro dalle proprie famiglie.
Viaggio in Kirghizistan: segreti della vecchia Frunze
Tutto questo pezzo di storia, si incastra con un centro commerciale esattamente di fronte a piazza della Vittoria: lo TSUM Market Mall. Questo è stato il primo centro commerciale in assoluto di Bishkek, quando ancora si chiamava Frunze, durante l’Unione Sovietica. Oggi all’interno troviamo negozi di ogni genere, con prodotti per tutti i gusti oltre a ristoranti, cinema e sale giochi. Ma a noi tutto questo non interessa. Noi eravamo interessati ad un angoletto nascosto del 4° piano dove ci sono tutti negozietti che vendono cimeli Sovietici. E così con gli ultimi SOM a disposizione, ci portiamo a casa un ricco bottino composto da calzini Sovietici, rossi con la scritta CCCP e dei rarissimi francobolli dell’esploratore spaziale più famoso del mondo: Yuri Gagarin. Il nostro tempo a Bishkek è terminato con un ultimo tramonto immortalato dal drone.
Parco di Ala Archa nel Tien Shan in Kirghizistan
Dopo aver esplorato la capitale del Kirghizistan, Bishkek, è tempo di iniziare ad entrare più nel vivo di questo viaggio in Kirghizistan che, vi anticipo già, sarà uno dei più straordinari di sempre! La nostra tappa dove andare ad ammirare il tramonto è il parco di Ala Archa. Siamo a 40km a sud rispetto alla capitale. Quando verrete qui capire subito perchè il Kirghizistan viene chiamato anche la Svizzera dell’Asia Centrale.
All’interno del Parco di Ala Archa avrete la possibilitò di fare numerosi percorsi di trekking immersi tra le montagne enormi del Tien Shan. Considerate che il parco si estende per oltre 200 km² e si trova a un’altitudine che va dai 1.500 ai 4.895 metri. Uno dei trekking più popolari è quello che porta alla cascata di Ak-Sai che dura circa 3 ore ed è quello che abbiamo scelto di fare anche noi. Durante gli anni Sovietici era un importante campo di addestramento per alpinisti. Voli di rito con il drone, tramonto e buonanotte.
Itinerario di viaggio in Kirghizistan: giorno 2
Nuovo giorno di viaggio in Kirghizistan e oggi la prima tappa è la torre di Burana. Siamo ormai ad 80km di distanza dalla capitale Bishkek. Ci troviamo vicini al centro abitato di Tokmok che peraltro in pieno centro vede svettare un enorme murales con falce e martello. Tornando alla torre di Burana questo è un sito patrimonio dell’Umanità che racconta una storia antica. Intanto la torre che vediamo oggi è alta 25 metri circa ma ne misurava all’origine ben 45.
Purtroppo questo è tutto ciò che rimane dell’antica città di Balasagun, una delle capitali dell’Impero dei Karakhanidi nel X-XII secolo. La torre non era nient’altro che il minareto di una Moschea. Peraltro è tuttora visitabile e potrete salire fino in cima per ammirarne il panorama. La città prosperò per secoli fino a quando venne abbandonata dopo terremoti, invasioni e il declino delle rotte commerciali. Il nome “Burana” deriva dal Turco “murana”, che significa rovina antica.

Intorno alla torre possiamo però ammirare le rovine di un antico castello (dall’alto del nostro drone, rende abbastanza l’idea di ciò che era). Ma soprattutto da non perdere sono le Balbal. Di fronte a voi troverete delle misteriose statue di pietra, antichissime, chiamate appunto Balbal. Sono stele funerarie dei popoli Turchi nomadi dell’Asia Centrale. Ricordano un po’ come atmosfera, il cimitero di Noratus visto durante il recente viaggio in Armenia. A questo punto la visita è terminata e faremo pranzo non troppo distanti da qui, ospitati da una famiglia Kirghisa. La giornata termina con altri chilometri in 4×4 per raggiungere la valle di Chong-Kemin dove poi dormiremo in guesthouse. Prima di cenare in struttura però, ci abbandoniamo ad un trekking salendo di quota, per ammirare uno splendido tramonto sulle due catene montuose di Kungei-Ala-Too e il Zailiysky Alatau, che fanno sempre parte della catena montuosa del Tien Shan.

Viaggio in Kirghizistan: consigli e suggerimenti
Dopo una notte caratterizzata da pioggia e temporali, per questo nuovo giorno di viaggio in Kirghizistan, abbiamo ancora chilometri da fare. Prima tappa non troppo distante da qui, uno spot dove poter ammirare l’intreccio di due fiumi: Chong-Kemin River e Chu River. La cosa interessante da ammirare soprattutto dal drone, è vedere i due fiumi incontrarsi, in una biforcazione ad Y perfetta dove è possibile notare perfettamente anche le due colorazioni differenti. Una blu e l’altra bianca. E si prosegue. Ora ci attendono un bel po’ di km perchè ci spostiamo nell’importante centro abitato di Karakol. Qui abbiamo prenotato 3 notti in hotel anche se, da programma, la seconda notte la trascorreremo in tenda in alta quota. Chiaramente meteo permettendo.

Lago Ysykköl: una delle perle del viaggio in Kirghizistan
Oggi il meteo non è dei migliori comunque prima di arrivare a Karakol, decidiamo di fare una sosta nel famoso lago Ysykköl o Yssyk-Kul che dir si voglia. Questo lago è così grande e in alta quota che rappresenta il secondo lago salato di montagna più grande al mondo dopo il famoso Titicaca. Siamo ad oltre 1600 metri di altitudine ma la sua particolarità sono le dimensioni: 180km in lunghezza per 60km in larghezza. Ma soprattutto, ben 668 metri di profondità! Non a caso è utilizzato anche per test militari di sottomarini. Ysykköl significa lago caldo, in effetti l’acqua non è così fredda, qualcuno fa il bagno ma per noi forse è un po’ eccessivo! La cosa fantastica è che dal lago potrete vedere intorno a voi sempre vette gigantesche di montagna con cime innevate.
La costa nord dove siamo in questo momento è molto condizionata dal turismo, con resort di lusso, spiagge attrezzate e ristoranti. Esattamente al pari di una qualunque spiaggia di mare. Noi abbiamo apprezzato incredibilmente di più la costa sud del lago. Più selvaggia, con meno strutture turistiche e tanta natura di cui godere oltre alla qualità dell’acqua che è sembrata davvero invidiabile a tante spiagge Italiane. Pranzo a base di cucina Asiatica, visto che siamo sempre più vicini alla Cina, e ripartiamo. Prima di farci oltre 3 ore di auto su strade totalmente dissestate, abbiamo una tappa molto particolare e marcatamente brutalista, tipico degli anni Sovietici. Andiamo a visitare l’Aurora Sanatorium.

Siamo sempre sulle sponde del lago Issyk-kul. Questo spazio sorprende da subito per dimensioni ma soprattutto design. Infatti il palazzone brutalista ha la forma di un’enorme nave. Il nome originale è Avrora che richiama la nave Russa legata alla Rivoluzione d’Ottobre. Il centro venne inaugurato nel 1979 come resort d’élite per l’aristocrazia del Partito Comunista Sovietico. Era uno dei sanatori più lussuosi dell’URSS dove venivano in cura appunto generali, scienziati, cosmonauti ma non l’amato Yuri Gagarin a quanto pare. Qua nei dintorni ci sono altre due strutture, ma questa è certamente quella che merita di più una visita. Per chi volesse, in fondo al parco che costeggia la nave di cemento, immancabili le spiagge attrezzate sul lago. Ora come anticipato, 3 ore di guida su sterrato e raggiungiamo Karakol. Altra cena tipica a casa di una famiglia Kirghiza, stavolta seguendo la tradizione Dungana. Check-in nell’hotel Karagat di Karakol e buonanotte.

Dormire in tenda: viaggio in Kirghizistan verso la Cina
Le previsioni meteo per i prossimi due giorni sono incoraggianti così dopo la colazione in albergo ci spostiamo ad un supermercato del centro di Karakol per fare spesa per i prossimi due giorni. Ci attendono parecchie ore di auto sperduti tra passi di montagna fino a 4000 metri di quota. Peraltro dovremo accedere ad una zona cuscinetto sorvegliata da checkpoint militari, tra Kirghizistan e Cina. La strada da percorrere è quella per Enilcheck, un antico villaggio Sovietico abbandonato, o quasi che proveremo a visitare domani. Abbandonata la civiltà ormai da qualche chilometro, completamente isolati dal mondo, ci fermiamo in un primo spot per immortalare un corso d’acqua con vista sulle montagne in fondo.
Dall’alto del drone i corsi d’acqua sono spettacolari e sembrano un autentico dipinto. Ad arricchire il tutto, cavalli, pecore e mucche a volontà. Il viaggio però prosegue fino alla prossima tappa. Il passo che si alza fino a toccare quasi i 4000 metri. Dall’alto è tutto meraviglioso perchè si possono ammirare le curve articolate della strada percorsa. Una strada che si inerpica tra questi monti unici e diversi uno dall’altro. Forme, colori e dimensioni contrastanti, affascinanti per questo. Sì iniziano ad intravedere anche i vari ghiacciai millenari. Ma è tempo di ripartire perchè dobbiamo fare un breve pranzo al sacco con le provviste acquistate prima di procedere.

Zone militari e città Sovietiche abbandonate: Enilcheck
Dopo il pranzo, ripartiamo e ci spostiamo per altri km sulla strada sempre sterrata fino a quando non arriviamo al primo importante checkpoint militare. Chiaramente qui è vietato filmare o fare foto (anche se qualcosa siamo riusciti a fare come potrete vedere nel video completo sul nostro canale YouTube). La situazione che si vive è strana. Considerate che siamo totalmente isolati nel mondo, non c’è nulla e vedere quei militari particolarmente attenti e severi nei controlli sorprende un po’. Ma pare sia tutto finalizzato a bloccare traffici illegali.
Per accedere a questa zona serve un visto speciale che noi abbiamo ottenuto giusto ieri. Controlli documenti, controlli auto e bagagli e possiamo procedere. Superato il checkpoint avete due sole possibilità: andare a destra per la città Sovietica di Enilcheck che visiteremo però domani, oppure deviare a sinistra per avventurarvi tra le campagne. Questa seconda opzione è la nostra scelta di oggi per dormire in tenda e goderci tramonto, notte stellata ed alba in alta quota.

Da queste parti sarete totalmente soli e connessi con la natura. Noi per sicurezza abbiamo portato un satellitare Garmin in caso di emergenze. Qui potrete notare solo Yurte con i nomadi del Kirghizistan che si spostano in estate con il bestiame. Corsi d’acqua meravigliosi che ricordano in parte il nostro viaggio in Irlanda. Poi ogni tanto spunta qualche cavallo con dei militari sopra per ricordarvi che non siete davvero soli qui. Andando avanti in auto, ad un certo punto si scorgeranno vedette di guardia con altri militari. Siamo ormai a 30km dal confine con la Cina. A questo punto troviamo un nuovo checkpoint militare con una vera e propria base. Vediamo aldilà delle ringhiere dei bambini, segno che i militari vivono qui con le famiglie. Dopo ulteriori controlli passiamo.

Viaggio alternativo in Kirghizistan: cosa vedere
Dopo aver attraversato buche, fossi, fango, corsi d’acqua, abbiamo trovato il nostro spot per la notte. Arriviamo che è quasi ora del tramonto, così ci muoviamo subito a fare riprese con il drone. Da qui il panorama è mozzafiato, aldilà della bellezza del tramonto di oggi, i corsi d’acqua illuminati dagli ultimi raggi del sole sembrano quasi finti. Sullo sfondo le enormi vette con picchi da oltre 7000 metri si colorano di arancio con il tramonto. Ma ora sta per arrivare la notte e qua ovviamente il buio è particolarmente intenso. È tempo di montare le tende.
Una volta attrezzato il campo ci dedichiamo alla cena con BBQ a base di carne. È tutto perfetto. Così come la notte. Noi non siamo grandi appassionati di foto, ci dedichiamo più ai video come avrete intuito dal nostro canale YouTube. Ma vedendo la via Lattea così illuminata, decidiamo di alzare il nostro iphone al cielo. 10 secondi di lunga esposizione e veniamo premiati perfino da una stella cadente. Il Kirghizistan ha decisamente aumentato i giri del motore e i battiti del nostro cuore. Ora possiamo andare a dormire davvero felici. L’indomani dopo una colazione arrangiata, dobbiamo ripercorrere tutta la strada e i vari checkpoint militari per tornare al primo dei due. Alla famosa deviazione iniziale.

Enilchek: la Pyramiden dei ghiacci in Kirghizistan
Tornati al bivio, percorriamo circa 30 minuti di sterrato misto ad asfalto rotto, e raggiungiamo così la targa d’ingresso di Enilcheck. Subito si respira la storia e quell’anima Sovietica vissuta durante il nostro viaggio alle isole Svalbard con l’esplorazione di Pyramiden in inverno. Anche qui siamo ai confini del mondo, basti pensare che di fronte ad Enilcheck città si erge l’enorme omonimo ghiacciaio. Tanto che questa città semi abbandonata è utilizzata ancora oggi come campo base per gli scalatori. A quanto pare qui vivevano oltre 5000 persone in quanto era una città mineraria.
Qui si estraeva tungsteno principalmente con finalità militari. Niente carbone come abbiamo visto alle Svalbard o anche durante il nostro viaggio a Chernobyl. Ma il disegno è esattamente il medesimo. Una città che aveva scuole, palestre, piscine al coperto, cinema. Una sorta di micro mondo nascosto tra le vette del Kirghizistan. Entrando in città sotto al nome scritto in cirillico e una bandiera del Paese, si entra nel cuore del villaggio. Tutto sembra in uno stato di abbandono e in buona parte distrutto. Quando però ci addentriamo per le vie del paese veniamo accolti da svariati bambini che giocano con un vecchio pallone.

A quanto pare Enilchek è tornata a vivere negli ultimi anni. Ci sono circa 30 famiglie adesso. C’è una nuova scuola, un nuovo campo da calcetto. Ma intorno tutto rimane semi abbandonato e distrutto. Purtroppo gli antichi cimeli Sovietici non si vedono più. Parlando con le persone qui, scopriamo però che di recente una società Cinese ha rimesso in funzione la macchina estrattiva dei minerali ed è questa la ragione per cui la città si sta rianimando in un certo senso. Dopo i voli di rito con il drone e l’ennesimo pranzo veloce, è tempo di rimettersi in strada, superare il primo checkpoint militare, arrampicarsi nuovamente a 4000 metri di quota e fare rientro nella città di Karakol.

Yuri Gagarin e la magia di Skazka in Kirghizistan
Nuovo giorno di viaggio in Kirghizistan e il nostro itinerario di viaggio prosegue con una giornata che rimarrà impressa per sempre nei nostri occhi. Dopo la colazione in guesthouse, ci spostiamo verso la valle di Jeti-Ögüz, meglio nota come la Vallata dei Sette Tori e la suggestiva Roccia del Cuore Spezzato, una delle più iconiche e fotografiche del Kirghizistan. Siamo sempre sul lago Issyk-Kul ma nella parte a sud, quella più selvaggia e bella come dicevamo. Arrivando su questa vallata si rimane da subito stupiti per la particolarità di queste rocce rosse che si distinguono dal resto del panorama verdissimo.
Il nome Jeti-Ögüz significa testualmente “Sette Tori” perchè secondo leggende e un po’ di fantasia, queste -teoriche- rocce rosse, sarebbero 7 e avrebbero le forme di 7 tori sdraiati. Ora, diciamolo chiaramente: noi questi 7 tori non li abbiamo visti da nessuna prospettiva. Nemmeno dal belvedere che si trova in alto e domina tutta la vallata. In compenso però, la roccia del Cuore Spezzato, quella si. È ben evidente e sembra davvero un cuore infranto. Ma perchè tutto questo? Beh, come sempre, dietro storie di questo genere, ci sono leggende di un certo tenore a supporto.

Valle dei 7 tori e del cuore spezzato in Kirghizistan
Iniziamo intanto per precisare come mai le rocce sono di colore rosso acceso. Il motivo è da ricondurre alla grande presenza di ferro contenuto in queste rocce, così nel corso di secoli, gli agenti atmosferici hanno modellato questa zona nelle dimensioni e nel colore che emerge a contatto con l’acqua, attraverso il principio di ossidazione. Tipo ruggine. La nostra guida comunque ci tiene a precisare che ci sono due leggende, una per i 7 tori e l’altra per il cuore spezzato. Nel primo caso dice che un potente khan rubò la moglie del suo rivale. Dopo anni di guerra, un saggio consigliere suggerì di uccidere la donna e porre fine al conflitto. Il khan accettò e sacrificò la donna su un tappeto rosso. Dalla terra, sgorgarono fiumi di sangue e si formarono sette colline rosse come simbolo del dolore e della vendetta.
Per la leggenda della roccia del cuore spezzato invece, pare che un giovane pastore amava una ragazza promessa a un altro. Quando seppe che sarebbe stata data in sposa al khan, il ragazzo fuggì con lei. Ma il khan li inseguì, e la ragazza fu uccisa. Il cuore della madre, spezzato dal dolore, si pietrificò e rimase lì, davanti ai Sette Tori. Alla fine della visita, la nostra guida Adi, ci ha tenuto a dire che però non è vera questa storia!
Il monumento al cosmonauta più famoso di sempre
Terminata la visita ai Sette Tori è arrivato il momento di spostarci ancora e la nostra prossima tappa è una di quelle da cerchiare con la penna rossa. Assolutamente! Quando parliamo di paesi della ex Unione Sovietica, ci sono degli elementi imprescindibili e segni eterni nella storia. Questo è proprio il caso del più grande esploratore spaziale di tutti i tempi, Yuri Gagarin. Il primo uomo a compiere un intero giro intorno alla terra e fare rientro. Ci troviamo nel piccolo villaggio di Barskoon, una zona famosa per il suo canyon e la sua stradina sterrata che conduce a miniere e in direzione Cina. Ma qui, in mezzo a natura incontaminata, pini, cascate e torrenti, si nasconde un enorme monumento con il faccione di Yuri Gagarin.
La storia sarà per sempre segnata dal 12 aprile 1961: Yuri Gagarin compie la prima orbita attorno alla Terra a bordo della capsula Vostok 1. Dopo il volo, diventò l’uomo più celebre dell’URSS, un’icona globale, un simbolo vivente del trionfo Sovietico sulla corsa allo spazio. Capirete bene perchè a Bishkek ho acquistato dei francobolli storici di Yuri Gagarin alla non modica cifra di 1800 SOM! Ma perchè proprio qui, in questa vallata fuori dal mondo troviamo il monumento dedicato all’astronauta? Dopo la missione spaziale, Yuri Gagarin venne mandato in congedo forzato per riposarsi. Nell’estate del 1961, Gagarin fu ospitato in segreto per alcune settimane in un sanatorio militare vicino a Barskoon, circondato dalle montagne. Tipo l’Aurora visitato, ma non quello. In questo sanatorio trascorse il suo periodo di recupero fisico e psicologico dopo il volo spaziale. Per questo motivo Barskoon si intreccia con la storia del glorioso astronauta.

Fairy tale canyon: e lo spettacolo di Skazka
Non troppo lontano dal monumento a Gagarin, costeggiando sempre il versante sud del lago Issyk-Kul, arriviamo a Skazka ovvero “fiaba” in Russo. E questa favola per noi è diventata un sogno ad occhi aperti. Uno dei momenti più emozionanti dell’intero viaggio. Immaginate un canyon pieno di sfumature coloratissime, posizionato su un altipiano che domina il lago Issyk-Kul. La giornata volge al tramonto seppur il meteo non è buono oggi. Il sole tramonterebbe sul lago ma in lontananza si vedono solamente nuvole con probabili precipitazioni.
Arrivati qui facciamo un incontro con una famosa violinista Kirghiza: @kanysh_violin. Lei stava per iniziare a girare un videoclip con il suo staff ma non avevano il drone. Così vedendo me ben attrezzato, mi chiedono se posso fare le riprese. E in un posto come questo, con lei bellissima che suona il violino e le immagini dall’alto con lago sullo sfondo, la giornata si conclude in maniera a dir poco epica! Cena e notte in guesthouse Amirhan. Purtroppo le ore di sonno a disposizione saranno limitate, la sveglia è impostata sulle 4:30 per andare ad immortalare un’altra tappa incredibile!

Itinerario di viaggio in Kirghizistan: giorno 7
La nostra prima tappa per oggi è raggiungere il canyon Aksai, sul lago Issyk-Kul. Uno degli spot più affascinati di questo viaggio che non potrà non lasciarvi emozioni forti. Arriviamo 20 minuti prima dell’alba. Attraversiamo questi canyon sconnessi con il 4×4 fino ad arrivare sulla costa. Sì vede solo qualche yurta e un camper pimpato a dovere con targa UK. Qui sarà possibile salire sul punto più alto del canyon per ammirare il panorama che da un lato guarda le vette innevate e dall’altro il lago. Dal drone questo posto è davvero magico. Ed è bello immortalarlo in modi sempre nuovi e diversi in base a come batte la luce del sole creando un gioco di luci ed ombre. Il nostro tempo qui è terminato però dopo circa un paio di ore di godimento puro. Ora colazione in struttura e si riparte.
Aksay Canyon e le aquile della tradizione Kirghisa
Terminata la colazione, ripartiamo in direzione opposta a quella di Aksay per andare a conoscere un uomo e suo figlio che portano avanti l’antica tradizione delle aquile del Kirghizistan. Da sempre questo popolo nomade utilizza l’enorme volatile per procurarsi cibo. Nel nostro caso viene però usata una pelle di un animale, per simulare la caccia. Abbiamo ammirato la maestosità di queste aquile e di come rispondono alle indicazioni dei padroni sia durante una battuta -seppur simulata- a piedi che durante una corsa a cavallo. Dopo 1h e 30 circa, proseguiamo per il villaggio di Kochkor.
Qui ci fermiamo in realtà solo come tappa intermedia per il pranzo, ma prima di lasciarci anche questa città alle spalle, facciamo un giro in centro. Infatti in questa apparente banale città Sovietica, possiamo ammirare una bella statua di Lenin d’oro! Roba da far invidia al nostro viaggio in Transnistria! Da qui dobbiamo guidare per altre ore su strade come sempre impraticabili, per raggiungere un altro lago, stavolta a 3000 metri di quota. Lo spettacolare lago Songköl, per gli amici Song-Kul. Qui raggiungiamo il nostro campo Yurte per trascorrere la notte: Yurt Camp Mirlan.

Dormire una notte in Yurta: viaggio in Kirghizistan
In questo luogo è successo qualcosa di mistico e miracoloso. Mai vissuto niente di simile in tutta la vita. Siamo arrivati con un tempo pessimo, poco dopo il nostro arrivo inizia a piovere in maniera copiosa con vento e fulmini. Aldilà del meteo, che comunque avremmo gradito di un certo tipo per fare riprese epiche, soprattutto con il drone, questa esperienza vi darà la possibilità di avvicinarvi quanto più possibile alla vera vita nomade di questo popolo. Un popolo che si sposta d’estate con il bestiame su queste montagne e che fa rientro durante l’inverno. Il tutto vivendo la vita in queste tipiche Yurte. Una piccola stufa per scaldarsi (d’altronde siamo sempre a 3000 metri!) e la vita scorre lenta seguendo il normale corso della luce del sole.
Tornando al meteo, dopo il violento nubifragio, improvvisamente esce un doppio arcobaleno esattamente sopra il nostro campo Yurte. Scatta la magia. Un momento tanto inatteso quanto indimenticabile. Già così, francamente, saremmo appagati ma come se non bastasse, come per magia, esce fuori a fine giornata un tramonto assurdo. Con gli occhi pieni di meraviglia, è ora di cena. Come di consueto pane tipico, zuppe e poi è tempo di prepararsi per la notte.

La pratica del rapimento della sposa in Kirghizistan
La giornata sembrava finita nel migliore dei modi. Prima di andare a dormire ci mettiamo intorno ad un fuoco per scaldarci un po’. Qui troviamo un uomo sulla settantina insieme a sua figlia. Loro sono una famiglia Kirghisa e vivono nella capitale, Bishkek. Tra una parola in russo e l’altra, mi lancio e chiedo all’uomo se possiamo parlare intervistandolo, della pratica dell’Ala Kachu, ovvero il rapimento della sposa. Così tra una battuta e l’altra, l’uomo e sua figlia ci iniziano a raccontare di questa pratica -ormai vietata da qualche anno nel paese- di cui avevo sentito parlare. Una pratica legata più alla vita tradizionale di piccoli villaggi che però sono anche la maggioranza in Kirghizistan.
L’uomo così come la figlia, ci confermano che esiste ancora e che è una pratica che viene praticata. A volte in maniera più “folkloristica” che reale, altre in maniera pura. Di fatto in Kirghizistan un uomo che apprezza una donna, la rapisce, la porta nella propria abitazione di famiglia e, con l’aiuto dei genitori, la intima a diventare sua sposa. La figlia dell’uomo racconta di come suo nonno ha rapito la nonna con il trattore, perché era l’unico mezzo a sua disposizione. Il padre ci racconta che al giorno d’oggi i ragazzi rapiscono le donne in Mercedes e questa cosa non l’apprezza. Sono meglio di gran lunga le iconiche Lada Sovietiche. Dopo questa intervista è tempo di andare a dormire, è stata una giornata davvero ricca di emozioni. Buonanotte.

Lago Songköl in Kirghizistan: il regalo finale
Nuova sveglia traumatica di questo viaggio in Kirghizistan, stavolta delle 5:30 e questo Yurt Camp non finisce ancora di regalarci emozioni. Ci svegliamo, apriamo la Yurta e ci troviamo di fronte ad una delle albe più spettacolari di sempre da andare ad immortalare con il drone. Voli di rito, colazione e prima di lasciare il posto, facciamo un giro di questo meraviglioso lago a cavallo. Il cavallo è sempre un elemento fondamentale della cultura Kirghisa e noi ne approfittiamo visto che i mesi a disposizione per fare questo tipo di attività (Yurte incluse) sono molto limitati. D’inverno tutte queste zone vengono ricoperte da un generoso strato di neve ed il lago Son-Kul è permanentemente ghiacciato. Ci concediamo così un giro di circa 1h a cavallo e a questo punto è davvero arrivato il momento di lasciare questo posto sperando possa essere solo un arrivederci.

Il nostro viaggio in Kirghizistan di 10 giorni, termina di fatto qui. Ora dobbiamo rientrare a Bishkek e abbiamo messo nel percorso qualche tappa intermedia solo per motivi logicistici. Una di queste tappe è la valle di Kyzyl-Oi dove poi ci fermiamo a dormire in una guesthouse. La zona qui è interessante per qualche ripresa con il drone. Ricorda a tratti il deserto del Mangystau in Kazakistan. Ma di fondo sono tappe di riavvicinamento alla capitale. L’ultimo giorno con il rientro a Bishkek, approfittiamo come detto nei primi capitoli, per vedere gli ultimi 2/3 punti di interesse. Ultima cena tipica in centro città e ci vediamo alla prossima avventura. Domani si rientra in Italia e tra due giorni si riparte per un lungo viaggio itinerante alla scoperta di 4 nuovi paesi! Vi aspettiamo per tutte le novità come sempre su Instagram: @enontheroad
Drone e conclusioni di viaggio in Kirghizistan
Per volare legalmente con il drone in Kirghizistan, abbiamo ottenuto tutti i permessi grazie al supporto di Dronezine. Infatti è richiesta un’assicurazione per il drone valida anche in Kirghizistan. In particolare la zona cuscinetto tra Kirghizistan e Cina che include anche la città di Enilchek, è tutta zona militare come vi ho raccontato. Per questo oltre ai permessi di volo, con Dronezine c’è anche la tutela legale e viene rilasciato gratuitamente il documento internazionale che viene emesso in lingua inglese ed accettato dalle autorità internazionali, come in questo caso. Se volete rivivere con noi ogni momento di questa avventura, non perdetevi i video su YouTube, dove potrete vedere tutto ciò che non siamo riusciti a raccontare a parole. E per un assaggio di quello che abbiamo vissuto o di altri spoiler di nuovi viaggi, seguiteci su Instagram con foto esclusive e i momenti più emozionanti.